24 febbraio – il Report

Ripensare la ricerca, ripensare la società

«Dare ai ragazzi una speranza, descrivere per loro un futuro positivo», questo il compito che la Dirigente Tina Gesmundo ha affidato ai relatori della prima giornata di Log@Ritmi 2021.
L’evento è stato inaugurato dall’intervento della dottoressa Ciarrocchi, coordinatrice della Struttura complessa di Ricerca traslazionale di Reggio Emilia, che ha raccontato il legame fra ricerca e società civile.
Che ruolo hanno i ricercatori nel mondo di oggi? Qual è la loro credibilità? Ciarrocchi ha coinvolto i ragazzi in un interessantissimo viaggio alla scoperta della sua professione. «Il mio non è solo un mestiere, è un modo di vivere», ha detto, «perché diventa una parte di noi». Un impiego di cui
Ciarrocchi parla con grande passione, ma che troppo spesso è asfissiato da grandi difficoltà. «In Italia fare ricerca è difficile: i problemi sono strutturali e finanziari», ha spiegato. «Il nostro settore corre e noi stiamo ancora giocando con le carte non di ieri, ma forse dell’altro ieri. È una corsa
affannosa e affannata».
C’è poi un altro problema nel mondo di oggi, quello della credibilità della comunità scientifica. «Non si può dare opinione sulla scienza, né avere atteggiamento di docenza nei confronti della società civile». È necessario, quindi, ripensare anche la divulgazione scientifica per ripensare il rapporto fra scienza e società civile: «Bisogna portare la scienza in mezzo alla gente».
Molto interessante anche la riflessione sul legame fra scienza e democrazia: «Non è vero che la scienza non è democratica: lavora per tutti e si muove dentro un sistema trasparente» perché le scoperte scientifiche sono sempre figlie del lavoro di una comunità, «estremamente globale e condivisa».
A seguire, l’intervento di Benedetta Campanile, dottore di ricerca in Storia della Scienza, che ha offerto una panoramica sul ruolo delle Big Sciences e delle Little Sciences nel corso dei secoli, con un’interessante digressione sulla figura di Vannevar Bush, ingegnere e tecnologo statunitense che
coordinò le attività di ricerca degli USA durante la Seconda Guerra Mondiale. La sua vicenda è esempio di come la scienza possa dialogare con la società: «La ricerca non rimane avulsa dalla realtà, ma entra nel quotidiano e permette di migliorare la nostra vita», ha spiegato Campanile.
Il professor Michele Capriati, docente di Politica Economica presso l’Università di Bari, ha dedicato il suo intervento al sociologo Franco Cassano, appena scomparso. Quattro parole al centro della sua presentazione: conoscenza, ricerca, innovazione e sviluppo. «La conoscenza è il cuore del
benessere, un bene per tutti, nessuno escluso», e la comunità deve imparare a conoscere l’innovazione e a cambiare, per svilupparsi.
I tre interventi sono evidentemente legati da un unico fil rouge: un invito ad accogliere il futuro della comunità con fiducia e spirito critico, un’esortazione a ripensare la Big Science e la società civile come unica entità in dialogo e in crescita. «I ragazzi sono il futuro e il futuro va coltivato», ha detto la Dirigente Gesmundo.

Giorgia Loschiavo